Dpcm, Conte: Italia divisa in 3 aree di rischio. Tutte le superiori in didattica a distanza. Limiti a spostamenti tra regioni. Mezzi pubblici pieni al 50%
Il presidente del Consiglio è intervenuto alla Camera per illustrare le misure che saranno all’interno del nuovo provvedimento per contenere la diffusione del virus: «In vigore prima di mercoledì»
Regole differenti per contenere la corsa dei contagi nelle singole regioni, con tre scenari di rischio. Si interverrà a livello graduale a seconda della soglia di criticità che si registra nelle varie regioni, 15 delle quali «sono a rischio». Chiuderanno musei, mostre, centri commerciali nei giorni festivi e prefestivi. Vietato lo spostamento tra le regioni più a rischio a meno che non ci siano motivi di lavoro, di salute e di estrema urgenza. Confermato stop licenziamenti fino a marzo. Didattica a distanza per le superiori. Riduzione al 50% del limite di capienza dei mezzi pubblici. Sono alcune delle misure che entreranno nel nuovo Dpcm. Il nuovo provvedimento anti-Covid prevederà un coprifuoco nazionale nelle ore serali (non si sa ancora da che ora partirà). «Siamo costretti a intervenire in un’ottica di prudenza e massima preoccupazione» con misure «per una più stringente capacità contenitiva del contagio», ha spiegato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, intervenuto in tarda mattinata in Aula alla Camera.
Nuove misure prima di mercoledì 4
«La curva dei contagi di sabato ha imposto un nuovo corpus delle misure restrittive da adottare anche prima di mercoledì 4 novembre. Dopo un ulteriore interlocuzione con i presidenti delle Camere – ha continuato Conte – ho chiesto di poter anticipare già ad oggi queste mie comunicazioni così che il parlamento possa esprimersi prima di adottare il provvedimento».
Le soluzioni, ha anticipato, saranno più mirate e con la possibilità di agire con un regime differenziato su base regionale. A quanto si apprende domani, martedì 3 novembre, dovrebbe essere pubblicato un nuovo report Iss-ministero della Salute con gli indicatori per le chiusure. «Nel prossimo dpcm indicheremo 3 aree con tre scenari di rischio con misure via via più restrittive – ha detto -. L’inserimento di una Regione avverrà con un’ordinanza del ministro della Salute». «Questi scenari dovranno tener conto – ha spiegato tra l’altro il premier – dell’indice di replicabilità del virus, dei focolai e della situazione dell’occupazione dei posti letto negli ospedali».
Limiti di spostamento tra regioni e musei chiusi
Tra le misure che entreranno nel Dpcm, dunque, limiti a spostamenti verso Regioni più a rischio. Non solo: il governo prevede di adottare a livello nazionale «limiti alla circolazione delle persone nella fascia serale più tarda». Nel provvedimento si prevede «anche integralmente» la didattica a distanza per le scuole di secondo grado. Il governo prevede inoltre a livello nazionale «la riduzione al 50% del limite di capienza dei mezzi pubblici locali». Sempre a livello nazionale, ha continuato il capo del Governo, « intendiamo intervenire solo con alcune specifiche misure che contribuiscano a rafforzare il contenimento e la mitigazione del contagio. Chiudiamo nei giorni festivi e prefestivi i centri commerciali ad eccezione di negozi alimentari parafarmacie e farmacie ed edicole dentro i centri. Chiudiamo i corner per le scommesse e giochi ovunque siano, chiuderanno anche musei e mostre».
15 regioni oltre soglia critica terapie intesive nel prossimo mese
«Alla luce dell’ultimo report di venerdì e della situazione particolarmente critica in alcune regioni siamo costretti a intervenire in una ottica di prudenza per mitigare il contagio con una strategia che va modulata sulle differenti criticità» delle Regioni, ha messo in evidenza Conte. «Il governo è sempre stato e sempre rimarrà consapevole della piena responsabilità di fronte al paese di fronte a ogni decisione per la salvezza del paese», ha sottolineato. «Il quadro epidemiologico è in via di transizione verso lo scenario 4 con particolare riferimento ad alcune regioni -, ha aggiunto -. Ci sono specifiche criticità in Regioni e province autonome. L’Rt nazionale è a 1,7 ma in alcune regioni ovviamente il dato è superiore. Esiste un’altra probabilità che 15 regioni superino le soglie critiche nelle aree delle terapie intensive e delle aree mediche nel prossimo mese».
Il governo deve «garantire, nelle aree territoriali in cui la soglia dell’indice Rt non risulti fuori controllo, la didattica in presenza, con particolare riferimento ai nidi, alle scuole per l’infanzia, alla scuola primaria e secondaria di primo grado, assicurando di conseguenza nel contempo screening periodici, tamponi veloci a personale scolastico, Ata e ad alunni». È uno degli undici impegni chiesti all’esecutivo inseriti nella risoluzione di maggioranza dopo le comunicazioni del premier alla Camera. Il governo dovrà inoltre «adottare misure nazionali che consentano di mitigare il più possibile la crescita del contagio, anche al fine di alleviare il carico già molto pesante sul Sistema sanitario nazionale».Il secondo impegno invita il governo «a intervenire in costante confronto con le Regioni con misure restrittive crescenti, adeguate all’evoluzione della pandemia, che siano ispirate ai principi di massima precauzione, di proporzionalità e di adeguatezza, sulla base di parametri oggettivi che consentano di non sottovalutare la severità e l’imprevedibilità della pandemia stessa, che continua a crescere con preoccupante rapidità».
Ora serve nuova strategia per presenza pubblica nell’economia
«È necessario un nuovo patto tra pubblico e privato, nonché una nuova strategia di organizzazione della presenza pubblica nel’economia che non ostacoli il mercato ma sappia intervenire e indirizzarlo in questo momento di particolare crisi», ha detto il presidente del Consiglio. «La crisi che stiamo vivendo è la terza nello spazio degli ultimi 15 anni e stavolta l’Italia, l’Europa l’Occidente hanno la possibilità di imprimere una vera svolta che, al contrario è mancata dopo i precedenti episodi di crisi. L’Europa ha saputo cogliere questa sfida, in particolare attraverso il programma Next Generation Eu e attraverso varie altre iniziative, cui l’Italia ha fornito un contributo determinante».
L’incontro in mattinata con i capigruppo della maggioranza
Il capo del governo è intervenuto nell’aula di Montecitorio al termine di una mattinata che lo ha visto fare il punto con i capidelegazione della maggioranza, prima di raggiungere la Camera. In quell’occasione la soluzione che era emersa era quella di un coprifuoco a livello nazionale alle 21. Sono state ore di trattative frenetiche, sia all’interno del governo, sia tra Stato e regioni. Sullo sfondo, il nuovo Dpcm con ulteriori misure restrittive per il contenimento della crescita dei contagi Covid-19. È il momento del “taglia e cuci”: dentro una misura, fuori un’altra.
Braccio di ferro tra governo e regioni
Il quadro delle ultime ore, ancora una volta, ha registrato ancora una volta un braccio di ferro: da una parte il governo; dall’altra i governatori. Il presidente del Consiglio contrario a un coprifuoco nazionale: ha spinto per individuare delle “zone rosse”, sulla base della diffusione del virus sul territorio fotografata dall’indice Rt (l’indice di trasmissione). Se il parametro è superiore a 1,5, scatta in maniera automatica il lockdown. I governatori premono invece affinché vengano individuate regole da applicare a livello nazionale. «Le misure devono essere necessariamente nazionali, perché dalla Valle d’Aosta alla Calabria il virus c’è ovunque e sta crescendo ovunque», ha replicato il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio alle telecamere di Sky TG24.
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha avuto questa mattina un colloquio con il presidente e il vice presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini e Giovanni Toti. L’incontro, originariamente previsto di presenza, si è svolto in videoconferenza. Nel corso della conversazione in videoconferenza è stato ribadito il ruolo decisivo delle Regioni nel fronteggiare la pandemia. Ed è stata auspicata la più stretta collaborazione tra tutte le istituzioni dello Stato. Il presidente della Repubblica ovviamente non è entrato nel merito delle misure concrete.
Un nuovo vertice tra il governo e le Regioni per tentare di trovare una linea comune sulle nuove misure da adottare per frenare la nuova ondata del Covid si è svolto questa mattina. Alla riunione in videoconferenza, convocata dal ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia, oltre ai governatori e al presidente dell’Anci Antonio Decaro, ha partecipato il commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri e il direttore delle emergenze del Dipartimento della Protezione Civile Luigi D’Angelo. Zaia, Governo non ha parlato di orari coprifuoco. «A livello di riunione non c’è stata alcuna proposta con degli orari, mai sentito parlare di 21.00, di 18.00», ha chiarito il presidente del Veneto Luca Zaia. «Di sicuro – ha aggiunto – si è parlato di blocco delle movimentazioni per zone, ma non ho sentito parlare di orari da parte del Governo».
Il Trentino torna indietro su palestre, bar e ristoranti
Intanto, mentre il paese va verso misure più restrittive, sulle palestre aperte negli istituti scolastici e sugli orari di chiusura di bar (alle 20) e ristoranti (alle 22) il Trentino torna sui suoi passi. I locali, perciò, chiuderanno alle 18, come nel resto d’Italia. Decade quindi il provvedimento precedente, quello impugnato dal Governo. Con un’ordinanza approvata ieri ed in vigore da oggi, 2 novembre, il presidente della Provincia autonoma, Maurizio Fugatti, ha infatti messo in evidenza che è «opportuno in questa fase rendere coerenti ed omogenei con la normativa nazionale le misure provinciali più ampliative rispetto a quelle disposte dal decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 24 ottobre 2020».