Secondo l’Istat, il peggioramento dell’emergenza ha influenzato negativamente il sentiment. Calano sia l’indice del clima di fiducia dei consumatori sia l’indice di fiducia delle imprese . Si teme per i consumi legati al Natale e per i servizi. Cala anche la fiducia dell’Eurozona
Il recente e drastico peggioramento dell’emergenza sanitaria ha influenzato negativamente la fiducia delle imprese e dei consumatori italiani. A novembre, infatti, si è registrata una diminuzione sia dell’indice del clima di fiducia dei consumatori, da 101,7 a 98,1, sia dell’indice composito del clima di fiducia delle imprese, passato da 92,2 a 82,8 punti per effetto soprattutto del forte peggioramento dei servizi di mercato. Lo ha rilevato stamani l’Istat, spiegando che, con riferimento alle imprese, l’impatto negativo è stato maggiormente ampio per il settore dei servizi, dove si sono registrati giudizi estremamente negativi e una ricaduta delle aspettative, soprattutto nel comparto turistico. Per l’industria e il commercio al dettaglio l’effetto si è dimostrato contenuto, mentre per quanto attiene ai consumatori, la situazione emergenziale ha influito sulle opinioni relative alla situazione economica del Paese, ivi compresa la disoccupazione, in deciso peggioramento rispetto al mese scorso. Tutte le componenti del clima di fiducia dei consumatori si sono rivelate in calo, anche se con intensità diametralmente diverse. Il clima economico e il clima futuro hanno registrato le flessioni maggiori, passando, rispettivamente, da 87,2 a 79,3 e da 104,0 a 98,8. Il clima personale è sceso da 106,4 a 104,7 e quello corrente è diminuito da 99,9 a 97,4. Guardando alle imprese, il peggioramento della fiducia è stato invece diffuso a tutti i settori: l’industria e il commercio al dettaglio hanno registrato cali più contenuti ma comunque significativi, mentre si è evidenziato un crollo dell’indice relativo ai servizi di mercato. In particolare, nel settore manifatturiero l’indice è sceso da 94,7 a 90,2 e nelle costruzioni è calato da 142,5 a 136,8. Nel commercio al dettaglio la diminuzione è stata da 98,9 a 95,2, mentre nei servizi di mercato si è passati da un valore 87,5 a uno di 74,7 punti. In riferimento alle componenti dell’indice di fiducia, nell’industria manifatturiera e nelle costruzioni tutte le componenti hanno subito un peggioramento. Nei servizi di mercato si è registrata una diffusa e marcata flessione dei giudizi sia sugli ordini sia sull’andamento degli affari, mentre le attese sugli ordini hanno subito un forte ridimensionamento. Nel commercio al dettaglio, la diminuzione dell’indice è dovuta al forte calo delle aspettative sulle vendite future. A livello di circuito distributivo, la fiducia è aumentata nella grande distribuzione, mentre è stata evidenziata una marcata diminuzione nella distribuzione tradizionale. Per l’Unione Nazionale Consumatori si tratta di “dati disastrosi, anche se scontati, visto che l’Italia con il Dpcm del 3 novembre è tornata in lockdown. Senza fiducia non si va però da nessuna parte, dato che se si ha paura del futuro, infatti, non si investe. Bisogna uscire al più presto dalla pandemia e che il vaccino diventi una speranza concreta, altrimenti il Paese non potrà risollevarsi e i dati sul clima della fiducia si tradurranno in un crollo reale dei consumi”, ha affermato Massimiliano Dona, presidente dell’associazione, che ha ritenuto “impressionante il dato relativo alle attese sulla situazione economica dell’Italia, che precipita da -26,8 di ottobre a -46,2 di novembre, con una caduta di quasi 20 punti, 19,4 punti”. Secondo il Codacons, il clima di grande incertezza circa il futuro del Paese rischia di avere effetti devastanti sui consumi delle famiglie a Natale. “Il calo della fiducia dei consumatori a novembre, considerata la situazione in cui versa il Paese, è un dato ampiamente previsto che non sorprende”, afferma il presidente Carlo Rienzi. Si tratta però di un valore che “va considerato con la massima attenzione, perché avrà effetti diretti sulla propensione alla spesa dei consumatori. In particolare, sono a rischio i consumi legati alle festività natalizie, che risentiranno non solo delle limitazioni legate al Covid-19, ma anche del peggioramento della fiducia delle famiglie”, evidenzia Rienzi. “La situazione presentata dalle imprese è diversificata e coerente con il fatto che le attuali restrizioni riguardano sostanzialmente il settore terziario. Pertanto, sono queste imprese, in particolare le turistiche insieme a quelle di piccole dimensioni del comparto distributivo a segnalare le maggiori difficoltà e a far emergere una crisi molto profonda”, ha invece commentato in una nota l’Ufficio economico Confesercenti. In particolare, secondo l’associazione, “la crisi è stata acuita dalla crescita esponenziale dell’online e dalla impossibilità di sfruttare l’occasione del Black Friday, con le chiusure di zone rosse e arancioni, che trasferisce vendite dalla rete fisica a quella virtuale come da noi denunciato con l’esposto all’Antitrust”. Anche l’indice di fiducia economica nei Paesi dell’Eurozona ha fatto registrare un calo, scendendo dai 91,1 punti del mese di ottobre a 87,6 a novembre, battendo comunque il consenso degli economisti che stimavano tale valore a 87 punti. Nell’area Euro, l’indice di fiducia delle imprese si è attestato a -10,1 punti dai -9,2 del mese precedente (-10,5 punti il consenso raccolto dal Wall Street Journal), mentre l’indicatore del settore servizi è peggiorato dai -12,1 punti di ottobre ai -17,3 attuali. Infine, il dato definitivo dell’indice di fiducia dei consumatori è risultato pari a -17,6 punti, come da preliminare e in linea al consenso, anche se in peggioramento dai -15,5 del mese precedente.