È quanto risulta da un sondaggio condotto nell’ambito dell’Osservatorio Legacoop, ideato e realizzato dall’AreaStudi dell’associazione insieme con il partner di ricerca IPSOS.
La percentuale di chi ritiene che la situazione economica migliorerà nel prossimo semestre (36%) è di soli quattro punti superiore a quella di chi si aspetta un peggioramento (32%). Una chiara inversione di tendenza rispetto all’inizio dell’estate (giugno 2021), quando le aspettative positive riscontravano il 41% dei consensi e quelle negative il 28%. Un risultato su cui influisce, probabilmente, l’aumento dei prezzi delle materie prime energetiche che si è tradotto in un deciso rincaro delle bollette e in un rialzo dei prezzi al consumo, con un’inflazione che ad ottobre ha messo a segno un +3%. Va comunque ricordato che, rispetto ad un anno fa, le aspettative sono decisamente migliorate. A novembre 2020, infatti, la percentuale di chi prevedeva un peggioramento della situazione economica a sei mesi era del 66% (contro il 32% attuale), mentre le aspettative positive si fermavano al 14% (contro il 36% attuale). Rispetto al dato medio generale, il maggiore ottimismo si registra tra i residenti nel Nordest (41%), mentre la situazione di maggiore difficoltà si esprime nel Centrosud, dove i pessimisti (33%) superano di un punto gli ottimisti.
Questo andamento tendenziale trova conferma anche nelle aspettative relative alla situazione economica personale/familiare nei prossimi sei mesi, attesa in miglioramento dal 29% degli intervistati (erano il 17% un anno fa), in peggioramento dal 23% (erano il 43% a novembre 2020).
“Siamo a un incrocio pericoloso, occorre sangue freddo” – afferma Mauro Lusetti presidente di Legacoop – “le nostre imprese, come tutto il sistema produttivo, anche in questi giorni ci confermano il persistere di un alto tasso di fiducia. Nonostante le anomalie su prezzi e rifornimenti, è ovvio che la ripresa dei mesi scorsi prosegue, e per fortuna. D’altra parte, oltre alla fiducia nell’economia, l’incertezza sanitaria rinfocola la preoccupazione degli italiani e rischia di produrre contraccolpi inquietanti. In questo momento, ancora più che nei momenti più bui dell’emergenza, occorrono una cura e un senso di responsabilità altissimo non solo nel gestire ma pure nella comunicazione e nell’informazione. Proprio perché il virus è una variabile imprevedibile, servono meno parole e illazioni. Vaccino e fiducia sono le sole vere armi di cui disponiamo, usiamole bene.”
Migliore il quadro relativo alle previsioni per i prossimi tre anni, con il 50% degli intervistati che si attende un miglioramento (il 52% tra i residenti al Nordovest e al Centronord), contro il 20% di chi prevede un peggioramento. Un panorama in linea con le aspettative per la ripresa dalla crisi economica generata dalla pandemia, che il 28% degli intervistati (il 35% tra i residenti al Nordest) ritiene dispiegherà pienamente i suoi effetti tra un paio d’anni, contro il 18% di chi indica in 10 anni il tempo necessario ad un’uscita compiuta dalla crisi. Solo l’8% la colloca già al prossimo anno.